giovedì, Maggio 9, 2024
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Varie forme di Terapia della Psiche

Dr Ciro Aurigemma

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Le terapie psicologiche sono molte, vengono chiamate psicoterapie e fatte da medici o psicologi specializzati in psicoterapia e riguardano casi già diagnosticati da medico di famiglia o psicologo come apertamente patologici. Prima di descrivere le piu’ diffuse dividiamole in alcuni Metodi  principali:

  • Psicodinamico – psicoanalitico
  • Cognitivo – comportamentale
  • Sistemico – relazionale
  • Biologico – neuro scientifico
  • Umanistico – esistenziale
  • Transpersonale
  • Integrazione tra psicoterapie

Il primo in ordine di tempo e’ stato quello psicoanalitico di Freud, che ha subito molti cambiamenti sia con Freud, che con i suoi seguaci e successori, fino ad oggi, dove si parla di psicodinamica, perche’ e’ una concezione dinamica della psiche con varie parti in rapporto e in conflitto tra loro. All’interno di questo orientamento si parla infatti di analisi freudiana ortodossa, per intendere il tentativo di seguire il riferimento a Freud in modo rigido e controllato da un gerarchia di suoi allievi, riuniti in diverse società Psicanalitiche nel mondo. In linea generale la tecnica consiste nel comunicare liberamente all’analista tutto quello che gli viene in mente, senza autocritica, (Libere associazioni), cosi’ da permettere all’ analista ben addestrato di dedurre cio’ che si trova nell’inconscio del paziente e da lui rimosso, per poi renderlo cosciente. Viene data importanza fondamentale al fenomeno del Tranfert, con cui il paziente trasferisce nell’analista sentimenti e reazioni positivi e negativi, che erano in origine diretti verso una persona significativa del suo passato. Il controtransfert è invece la reazione provata dallo psicanalista, che subisce un trafert dal paziente, che poi lui dovrà analizzare e gestire nella terapia.

Il processo di ampliamento della conoscenza di se’ comporta poi il superamento delle resistenze che il paziente fa alle interpretazioni dell’analista sui sogni, atti mancati, ricostruzioni del passato, ecc.

La figlia di Freud, Anna studio’ i meccanismi di difesa dell’io dall’angoscia provocata dai conflitti interni, poi diede inizio alla psicanalisi infantile.

A lei si oppose Melanie Klein, capostipite della scuola inglese, che uso’ il gioco come terapia per i bambini e individuo’ nel conflitto tra amore e odio verso il seno materno in fasi molto precoci (a seconda se la madre soddisfa o meno i bisogni del figlio ) la causa delle vicissitudini dello sviluppo infantile volte a ridurre l’angoscia prodotta da impulsi distruttivi verso il ”seno cattivo”, cioe’ non gratificante. 

Da lei e’ nata una scuola detta delle ‘relazioni oggettuali’, cioe’ con persone esterne o immagini interne di queste persone. Cosi’ arriviamo fino alle moderne teorie psicodinamiche che considerano le prime relazioni con la madre come il fattore di maggiore influenza per lo sviluppo del bambino, poiche’ permettono il formarsi di una immagine interna di se’ e degli altri che e’ un modello per la costruzione dei successivi rapporti interpersonali.

Da Freud inoltre si staccarono diversi autori tra cui ricordiamo Jung. L’analisi junghiana e’ chiamata psicologia analitica e attinge a studi molto ampi di Storia delle religioni, cultura orientale, mitologia, Alchimia, ecc. Oltre all’ inconscio individuale si parla di quello collettivo, derivante dalla struttura cerebrale ereditata, in cui vi sono contenuti che si ritrovano in diverse culture, immagini primordiali dette ‘archetipi’, che emergono nei sogni, nell’immaginazione provocata, nei disegni liberi e si concretizzano in miti, fiabe, opere artistiche. La psiche per Jung e’ composta dall’ Io (conscio) e organizzazioni interne (inconscie): ‘la Persona’, cioe’ la personalita’ pubblica; l’ ‘Ombra,’ cioe’ la parte negativa, istintuale, che spesso l’individuo rifiuta; l’ ‘Animus’ e l’ ‘Anima’, cioe’ l’immagine interiore dell’uomo nella donna e della donna nell’uomo, acquisita nel corso delle esperienze dei secoli passati, che sarebbe inconscia e influirebbe sulla scelta del partner…

Nella dinamica tra Io e inconscio personale e collettivo si attuerebbe il processo di Individuazione, cioe’ la realizzazione della propria personalita’, in una totalita definita, il ‘ Se’ ‘, archetipo fondamentale e meta della psiche. Jung criticava l’eccessiva importanza data da Freud alla sessualita’ e il rapporto tra un analista statico e un paziente in mutamento, considerando invece il rapporto terapeutico come una continua modificazione reciproca.

La dimensione sociale dello sviluppo psichico fu messa in evidenza da Adler e poi con i Neofreudiani come Erich Fromm, che parlo’ di paura della liberta’, con tendenza all’omologazione culturale, favorita dalle societa’ occidentali, e dal consumismo, che produrrebbe nevrosi.

Il modello cognitivo-comportamentale e’ nato in America con il comportamentismo o behaviourismo di Watson e poi di Skinner, che non consideravano i processi interni, poiche’ poco verificabili e quindi si basavano solo sul comportamento osservabile.

Oltre al condizionamento classico di cui abbiamo gia’ parlato Skinner studio’ il condizionamento operante, in cui la risposta condizionata viene rinforzata con una ricompensa e diviene piu’ rapida e frequente.

Tramite rinforzi e punizioni viene modificato il comportamento e questo e’ usato anche in vari tipi di terapie comportamentali con cui si cerca di decondizionare il paziente da fobie, ossessioni, ecc., considerati come comportamenti appresi.

In seguito col cognitivismo si comincio’ a fare ipotesi sul funzionamento della mente fino a paragonarla a un computer e sono nate nuove terapie cognitivo-comportamentali, che integrano le due visioni e cercano di riorganizzare le cognizioni errate del paziente su di se e sugli altri e imparare a risolvere problemi invece che cambiare le caratteristiche personali. In definitiva si tratta di apprendere nuove competenze per avere un miglior adattamento: gli approcci piu’ comportamentali agiscono piu’ sui sintomi, quelli piu’ cognitivisti piu’ sui processi di pensiero che stanno dietro ai sintomi.

L’orientamento umanistico-esistenziale e’ detto la terza forza in psicologia e si interessa alle esperienze soggettive interne che determinano la realta’ individuale, tuttavia si concentra nel presente invece che sul passato. La visione dell’uomo e’ piu’ ottimistica: siamo individui unici, liberi, con una motivazione all’autorealizzazione.

L’esistenzialismo e’ un filosofia che ha influito su alcuni autori dando luogo alla terapia esistenziale (Binswanger): il divenire e’ la meta dello sviluppo, il blocco della crescita produce invece disadattamento psicologico.

Le psicoterapie umanistiche sono molte, accenneramo qui a quella rogersiana, detta terapia centrata sul cliente e sviluppata da Carl Rogers, che criticava la psicanalisi e gli approcci simili come troppo direttivi. Egli individuo’ alcune caratteristiche fondamentali del terapeuta: comprensione, autenticita’, empatia, cioe’ capacita’ di entrare in contatto profondo con l’altro, senza tuttavia un eccessivo coinvolgimento emotivo. Questo atteggiamento non direttivo condurrebbe la persona a ritrovare la sua autorealizzazione, attraverso una struttura sicura del se’ e un pieno funzionamento. 

Un’ altra terapia umanistica e’ la Gestalt di Fritz Perls: la ricerca dell’organismo e’ l’equilibrio, mantenuto da un processo di autoregolazione. La consapevolezza di un bisogno crea la distinzione, come tra un figura e uno sfondo, quindi una ‘gestalt’ (dal tedesco, ‘forma’ ), incompleta, che chiede il completamento e l’individuo puo’ scegliere, come completarla, se ha chiare le proprie esigenze. Un contatto efficace con se stessi e quindi con gli altri si ha chiarendo i bisogni non soddisfatti, i sentimenti inespressi, ecc. Partendo dal ‘qui-e-ora’, cioe’ vivendo nel presente e assumendosi le responsabilita’ delle proprie esperienze. Infine si sviluppa l’autosostegno e la capacita’ di dare e ricevere aiuto.

La Bioenergetica, altra terapia umanistica, invece inizio’ con W. Reich e fu ampliata da A. Lowen: vede la causa dei problemi psichici nei disturbi sessuali e nell’aggressività repressa. La repressione delle emozioni porterebbe a tensioni muscolari croniche e alla formazione di una ‘corazza muscolare’. Attualmente la terapia comprende sia tecniche corporee, con esercizi fisici, che l’analisi della posizione difensiva del carattere, attraverso una tipologia caratteriale con specifici tratti somatici.


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