sabato, Aprile 20, 2024
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Intervista a Claudio Lippi: nuovo volto del Festival del Cuore

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Cantante, produttore discografico, conduttore televisivo: senza dubbio uno dei volti più amati in assoluto della TV in Italia. A Claudio Lippi i complimenti non piacciono, eppure ne merita tantissimi. Icona di una televisione ideale, con il suo modo di fare diretto e sbarazzino ha catturato davanti al piccolo schermo intere generazioni, regalando risate, riflessioni, emozioni.

“Ho copiato solo i miei grandi maestri” direbbe lui. E invece no. Lippi è uno dei talenti più grandi mai espressi dalla televisione nostrana, impareggiabile per sagacia e, soprattutto, per quel suo senso umoristico innato che, indubbiamente, lo rende unico. Sarà lui il testimonial d’eccezione della XII edizione del Festival del Cuore.

Ci racconta come, quando e perché ha deciso di lavorare in TV?
Non l’ho deciso io: l’ha deciso la vita. Il mio primo amore è la musica con la quale ho debuttato nel 1964 con risultati decisamente gratificanti . Nel 1972, con l’avvento dei cantautori, decisi che, in mancanza di autori, non era il caso di andare alla ricerca di brani da interpretare. Il resto l’ha fatto il destino.

Cosa rappresenta la TV per Claudio Lippi?
Un modo per portare un sorriso nelle case con un pizzico di ironia e massimo rispetto per il pubblico.

Di quale programma conserva un ricordo particolare e perché.
Confesso che non ho mai saputo rispondere a questa domanda: per me è come quando mi chiedevano: “Vuoi più bene a mamma o papà?”

In molti oggi sono soliti affermare di provare una certa nostalgia per un modello di TV che non c’è più. Lei cosa pensa al riguardo?
Che è un fenomeno naturale rimpiangere tutto ciò che appartiene al passato.

In foto: Andrea Di Maso, Claudio Lippi e Marco Finelli

Secondo lei, è ancora possibile creare intrattenimento e fare ascolti senza ricorrere ai reality o ai talent show?
Certamente. Basterebbe volerlo.

Quale trasmissione segue oggi con piacere in tv?
Il monoscopio. A parte gli scherzi, preferisco le trasmissioni non “urlate” e qualche serie come “CSI” e “NCIS”.

Ha qualche rimpianto nella sua carriera o farebbe diversamente alcune scelte?
Credo che sia sbagliato avere rimpianti e sia molto importante trasformare gli errori, che è umano commettere, in un motivo di crescita.

Il suo ricordo più bello e quello più brutto.
Faccio di tutto per mantenere vivi i ricordi belli e rimuovere quelli brutti.

Fra gli innumerevoli aneddoti vissuti, ne ha uno in particolare che si sentirebbe di raccontarci?
Forse un ricordo indelebile è l’emozione provata quando Corrado mi passò il testimone per la conduzione del “Pranzo è servito”.

Se non avesse fatto il presentatore, che mestiere le sarebbe piaciuto?
Non ho fatto in tempo a pensarci. Ho iniziato a 18 anni e sono ancora in pista.

Cosa la porta quest’anno alla dodicesima edizione del Festival del Cuore?
Il piacere di entrare nella lunghissima schiera di presenze che si sono avvicendate nelle precedenti 11 edizioni e condividere con tanti protagonisti del mondo dell’impresa, dello sport, del giornalismo e di varie professionalità una finalità di aiuto a chi , meno fortunato, è stato scelto da Andrea Di Maso per avere mani tese per lenire le sue sofferenze.

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