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lunedì, Ottobre 7, 2024
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Settimana corta, parere positivo di un capo su due in Italia

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Negli ultimi anni, il dibattito sulla settimana corta è diventato sempre più intenso in molti paesi del mondo, Italia inclusa. Una recente survey curata dal Centro Ricerche dell’Aidp, ad esempio, ha rivelato che il 53% dei manager delle risorse umane in Italia sarebbe favorevole ad un sistema di lavoro basato su quattro giorni. Questo dimostra come la settimana corta sia una tematica che sta guadagnando sempre più terreno anche nel nostro paese.

Secondo una ricerca del Randstad Workmonitor, anche i lavoratori italiani sono interessati a nuove forme di flessibilità oraria sul posto di lavoro. Infatti, quasi un terzo di loro vorrebbe una settimana lavorativa di quattro giorni, al posto di quella tradizionale. Tuttavia, non tutti i manager sono favorevoli alla settimana corta.

Le ragioni del favore riguardano principalmente la conciliazione vita-lavoro (79%) e il benessere psico-fisico dei dipendenti (49%). Tuttavia, c’è chi vede alcune difficoltà nell’implementazione della settimana corta. Tra le criticità sottolineate, ad esempio, c’è la necessità di definire una misura della produttività, basata sulle performance, con linee guida definite dalla contrattazione nazionale (per il 41%), oltre alla valutazione preliminare della sostenibilità economica che viene indicata dal 34% dei manager.

Inoltre, la questione delle retribuzioni e dell’orario di lavoro rimane un nodo da sciogliere per molti. Ad esempio, chi si farebbe carico del 20% di orario in meno? Se la questione si vuole ridurre a una nuova denominazione collettiva degli strumenti della flessibilità, sarebbe solo organizzativa. Se si trattasse di utilizzare la riduzione oraria per fare formazione, come proposto dai sindacati in alcuni settori, tra cui l’automotive, per risolvere le ricadute occupazionali della transizione verso l’elettrico, servirebbero invece coperture.

Per introdurre con successo la settimana corta in Italia, inoltre, potrebbe essere necessario un cambio di paradigma del contratto di lavoro subordinato attualmente in vigore. Come afferma il giuslavorista Luca Failla, infatti, “L’introduzione della settimana corta a parità di salario in Italia sarà possibile solo a patto di fissare e rispettare il cosiddetto rendimento atteso dalle aziende rispetto ai propri dipendenti“. In altre parole, le aziende dovrebbero pagare i dipendenti in base al risultato della loro attività e non solo alla quantità di tempo trascorsa in ufficio.

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