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martedì, Dicembre 10, 2024
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L’agire etico e sociale

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Le motivazioni che sottendono il nostro agire possono essere di varia natura. Quando sono orientati verso le altre persone, il benessere collettivo o i valori condivisi abbiamo la possibilità di esprimere la nostra parte migliore e questo ci fa sentire vivi, partecipi, solidali.L’essere umano è soprattutto un essere sociale, e non dobbiamo scomodare sociologi, antropologi e filosofi per spiegare il perché. Siamo, per natura, sensibili all’altro, ma purtroppo questa sensibilità è quotidianamente minacciata e soffocata dagli stereotipi e dai modelli predominanti di successo, prestigio, successo.

Agire solo ed esclusivamente nel proprio interesse ci porta allisolamento, alla solitudine, all’estraniazione. Al contrario, quando si tratta di una causa comune, un ideale, un obiettivo d’interesse non solo personale e andiamo al di là dei cambiamenti conformi, ed è proprio qui che ha espresso i nostri talenti, le nostre virtù e l’attenzione sperimentare la più alta delle esperienze umane: la condivisione. È inutile girarci intorno, sentirsi utili ci fa stare bene.

Attenzione, però, alla sindrome del missionario! Non dobbiamo osare di più di ciò che abbiamo, e soprattutto, dobbiamo evitare di cadere nei paradossi e nella trappola della solidarietà patologica prodigandoci per gli altri e dimenticando le persone a noi più vicini. Il classico esempio può essere quello del medico che spende la sua vita a salvare le storie di vite trascurando il figlio tossicodipendente. Ci sono persone che si dedicano al volontariato più in risposta a un disagio personale di natura esistenziale che non in ragione di un’etica sociale. Eppure, lo scopo dell’impegno sociale non dovrebbe essere quello di assolvere un problema di coscienza, quanto piuttosto quello di avere un principio cui ispirare la propria azione.

Impegnarsi socialmente non vuol dire percorrere il sentiero della santità intesa in senso “cattolico”. Ognuno di noi ha la propria missione, il proprio compito esistenziale e se non abbiamo la possibilità materiale di funzionamento in modo incisivo al miglioramento della qualità della vita dei più deboli e dei più sofferenti, abbiamo almeno evitare di adottare atteggiamenti arroganti o vantaggi per questo su altri.L’agire etico e sociale ci porta al riconoscimento dei diritti e dei doveri comuni, a considerare l’altro come persona a sé stante, con i suoi bisogni e problemi, con una sua “storia” con la quale vogliamo confrontarci e non come uno strumento per appagare la nostra sete d’onnipotenza o, addirittura, come qualcosa di cui ci dobbiamo fare pagare.

Ho sempre pensato che scegliere di aiutare qualcuno è un gesto nobile ma anche doveroso, soprattutto se siamo nella condizione di poterlo fare.

Di Andrea Di Maso

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