sabato, Aprile 20, 2024
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Il “saper fare”, ovvero l’importanza della pratica

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Il processo di “creazione d’impresa” è caratterizzato da una serie di passaggi o fasi durante le quali il neo-imprenditore si troverà a dover affrontare ostacoli di varia natura, quindi è bene premunirsi di tutto l’occorrente. Oltre all’entusiasmo, alla fiducia e allo spirito d’iniziativa, occorre una buona dose di senso pratico. Nella realtà imprenditoriale, il “sapere” e l'”azione” devono integrarsi per la realizzazione di un progetto. Il sogno mette le radici nella realtà, ma per crescere e concretizzarsi, queste radici devono essere nutrite costantemente. Se ci dimentichiamo di nutrirle si seccheranno e il nostro sogno difficilmente vedrà la luce. Rimarrà un sogno. Quindi, l’essenza dell’imprenditorialità non è racchiusa solo nel concepimento di un’idea, per quanto brillante e geniale, ma nell’impegno continuo alla cura e alla crescita di questa idea. Esige una dedizione costante, una pratica quotidiana. Nello sport, questa pratica quotidiana prende il nome di allenamento. In sostanza, per sviluppare in modo completo l’imprenditorialità, alle informazioni e alle conoscenze adeguate è necessario affiancare la pratica. Senza la pratica non può esserci apprendimento. Non a caso, una delle principali difficoltà che incontrano i giovani neolaureati riguarda la scarsa applicazione delle conoscenze che hanno accumulato durante gli anni di studio universitari nel mondo del lavoro. Si possono leggere centinaia di libri, ma solo la pratica può dare risultati concreti. Tuttavia, esiste pratica e pratica. Lavorare duramente, sgobbare e impegnarsi oltre misura non necessariamente garantiscono il raggiungimento dei propri obiettivi.

Quello che serve è una strategia d’azione adeguata. “Mettersi in proprio” è il sogno di tanti, ma sono altrettanti a non farcela. Ogni giorno, centinaia di persone si propongono di intraprendere una propria attività, ma soltanto alcuni riescono nel loro intento, questo perché, con il passare dei mesi, si perde l’interesse o ci si tira indietro dinanzi al primo ostacolo e i sogni finiscono presto per essere dimenticati. Nel contesto imprenditoriale, la mortalità infantile è molto alta. Secondo studi di settore, l’80 per cento delle società, ovvero otto aziende su dieci, muore entro i primi cinque anni di vita. Il problema è che, a volte, ci prefiggiamo obiettivi troppo grandi e ambiziosi per poterli realizzare tutti in una volta sola e questo ci porta ad agire con leggerezza e a farci prendere dall’ansia di ottenere un risultato immediato che, senza dubbio, può portarci a degli obiettivi discreti nel breve periodo, ma non funziona nel caso in cui nostri progetti richiedono un impegno costante e una motivazione profonda. Il segreto, quindi, è individuare la strategia d’azione più adeguata, ovvero valutare la fattibilità del nostro progetto, quantificarlo in termini economici, suddividerlo in tanti obiettivi intermedi in modo da focalizzare le nostre energie su un obiettivo alla volta senza rischiare di disperderci.  

Il concetto di pratica mi è molto caro. I corsi di crescita personale e di formazione motivazionale sono stati molto utili per ampliare i confini della mia mente e rinforzare alcune mie qualità, ma quando ho deciso di mettermi in gioco sperimentando le mie capacità imprenditoriali mi sono trovato ad affrontare una serie di sfide e responsabilità. Per questo motivo, alla conoscenza ho continuato ad affiancare l’esperienza e, prima di dedicarmi a tempo pieno alla mia nascente azienda, ho deciso di trascorrere circa un anno in una grande società che opera nel settore della ristorazione automatica e del vending. Questo mio primo contatto con il mondo delle imprese è stato fondamentale per farmi comprendere il ruolo degli imprenditori. Ho imparato molto su come è strutturata un’azienda, dall’organizzazione del processo produttivo all’apparato commerciale ed amministrativo-gestionale. Mi sono confrontato con le dinamiche del team building, del lavoro per obiettivi, della gestione del tempo e della pianificazione delle attività. Il segreto è stato quello di saper riconoscere e apprezzare le varie competenze presenti nel contesto aziendale, osservarle e avvalermi della loro esperienza, facendo mio quanto mi veniva trasmesso. Un segreto che continuo ad adottare ogniqualvolta le circostanze me lo consentono. A chi vuole mettersi in proprio, consiglio uno stage o un’esperienza di almeno un anno in una grande azienda.

Nella realtà imprenditoriale, il “sapere” e l'”azione” devono integrarsi per la realizzazione di un progetto.

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