“l’Ascoli calcio è come la Ferrari. Anche quando non ottiene grandi risultati sul campo, continua ad essere un brand riconosciuto e amato dai tifosi in tutta Italia”. Così Andrea Di Maso, in vista del primo meeting nazionale, descrive la forza del marchio Ascoli calcio. Una forza, basata su una storia che consacra il club come il quarto più antico d’Italia, ben scolpita nella memoria di tifosi e appassionati, capace di attrarre partner disposti a investire sul brand anche quando le vittorie non arrivano da un po’. Tutto questo grazie al carisma del patron Massimo Pulcinelli, già fondatore del Gruppo Bricofer, il primo in Italia nel mercato del Bricolage fai da te.
D’altra parte un avvio di campionato importante come non si vedeva da almeno 15 anni, suona la carica ai tifosi e ad un progetto di marketing che sembra avviato ad aprire una nuova era. Il blasone, anche nel calcio moderno, continua a contare. Lo testimonia il fatto che per annunciare lo start di un progetto innovativo come quello che sarà presentato l’11 febbraio al circolo canottieri Aniene, sia in arrivo da Ginevra fino a Roma, Michele Uva in persona, il vice Presidente dell’Eufa, che ha accolto l’invito di Di Maso. All’evento esclusivo e riservato parteciperanno i vertici del calcio Italiano. Ci sarà il Presidente della Lega di serie B Mauro Balata, il direttore dell’ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri Giuseppe Pierro, il direttore di sport economy Marcel Vulpis, l’executive manager di Banca Generali Massimo Castracane e molti altri.
Ma vivere solo delle glorie del passato alla lunga rischia di essere controproducente anche negli affari. Se la Ferrari, infatti – rifacendosi al paragone di Di Maso – continua ad essere un mito, nonostante non vinca un Campionato del Mondo piloti in Formula 1 da diversi anni, è anche perché continua comunque a produrre automobili straordinarie, che vengono vendute in tutto il Mondo a prescindere dai risultati sportivi della rossa e che ha portato il brand ad essere il più forte al mondo con un valore pari a 9,1 miliardi di dollari.
A differenza della casa di Maranello, l’Ascoli , come tutte le società di calcio, si limita invece a “vendere” emozioni. Il prodotto ultimo non sono automobili, ma devono essere le vittorie. Solo in questo modo un’epopea si può autoalimentare e si possono costruire su questa ulteriori successi commerciali.
Ma è anche sui ricavi da sponsorizzazioni e marketing che la partita è aperta.
Negli ultimi anni, come hanno sottolineato gli analisti della Deloitte nell’annuale report dedicato ai proventi dei principali club europei, “la crescita dei ricavi” delle società di calcio“ è stata trainata quasi esclusivamente dall’aumento significativo delle entrate commerciali” e non solo dalle plus valenze ottenute dalle vendite dei giocatori.
Il modello Ascoli calcio incuriosisce, il pubblico e gli addetti ai lavori sono curiosi di conoscere le innovazioni che Pulcinelli e Di Maso hanno in mente di introdurre nel fantastico e affascinante mondo del calcio.