domenica, Aprile 28, 2024
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Arianna Cara “Da Coverciano al sogno del professionismo”

Tra le prime donne nel 2016 a seguire i corsi da preparatore atletico del Centro Tecnico Federale, oggi è nello staff dell’Ostiamare in Serie D e insegue la Serie A. La nostra intervista

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Fare della passione per il calcio un lavoro. E farlo in una professione in cui le donne oggi reclamano – giustamente – più spazio. Arianna Cara ha 32 anni e da due stagioni è preparatrice atletica dell’Ostiamare, società di Serie D.

“Ho giocato per dodici anni a calcio, poi sono entrata allo IUSM (l’Università degli Studi di Roma Foro Italico, ndr). Quando provai il test non pensavo di entrare, invece ho iniziato questo percorso e mi sono appassionata alla figura del preparatore, racconta a italianewsonline.it.

Da lì tante esperienze, iniziate con un tirocinio con la Lazio: “Alla fine sono rimasta sei anni: dai primi calci alla Serie B con la Lazio femminile”. Poi quattro anni di Serie D con l’SFF Atletico e l’Ostiamare, prima per il recupero infortuni e poi come preparatrice: “Un’occasione che ho colto al volo”.

In mezzo anche due patentini: il UEFA B da allenatore e quello da preparatore atletico professionista. Era il 2016 e Arianna Cara era tra le due primissime donne a frequentare le aule del Centro Tecnico Federale di Coverciano: “Oggi qualcosa si sta muovendo, dall’anno successivo ce sono state sempre almeno due. Eppure nel professionismo non c’è ancora nessuna preparatrice, e anche nei gironi di Serie D che ho frequentato non ne ho mai viste. Siamo ancora indietro, ma fiduciosi”.

“Performance e tattica alla base del mio lavoro”

Arianna Cara spera di invertire la tendenza, anche grazie alle sue idee: “Ci sono due correnti estremiste, io sono per l’integrazione tra il lavoro a secco e con il pallone. La preparazione fisica è importante, ma deve essere messa al servizio degli aspetti tecnico-tattici. La fortuna è lavorare in uno staff in cui l’allenatore ti coinvolga nella programmazione a 360 gradi, e io l’ho avuta in questi anni a Ostia. C’è stato uno scambio continuo di idee con lavori mirati su performance e tattica”.

Con un’attenzione particolare anche per gli strumenti tecnologici: “Non tutti gli allenatori tra Serie D e giovanili sono ancora convinti sull’utilizzo dei GPS, ma non sempre l’occhio vede quello che un dato oggettivo può restituire. Non si può restare concentrati su ogni giocatore, e per questo io li ho sempre utilizzati. Cerco di coinvolgere i ragazzi, monitorando il lavoro di un micro ciclo settimanale. Per me è bello quando sono loro a chiederti un confronto sui dati”.

Lavoro quest’anno complicato dalle conseguenze della pandemia di Coronavirus, che ha portato a rinvii continui e gare ravvicinate: “La programmazione è stata stravolta, per due volte il campionato è stato interrotto un intero mese. Ci è capitato di creare una settimana di allenamento in prospettiva della partita e scoprire il venerdì che non avremmo giocato. Mi sono confrontata con tanti colleghi per limitare gli infortuni, con due partite a settimana erano dietro l’angolo”.

“La Serie A il mio sogno”

Arianna oggi, nel suo campo, spera di ripetere il percorso di donne come Carolina Morace, allenatore della Lazio Women, o Patrizia Panico, nuovo tecnico della Fiorentina Women: “Mi è sempre stata data la possibilità di mettermi in gioco, a Ostia il club mi riconfermò anche dopo l’addio dell’allenatore che mi aveva portata. L’Ostiamare per me è casa e una grande soddisfazione, mi ha permesso di esprimermi senza pressione e con grande serenità. Qui sono cresciuta tantissimo”.

Anche i giocatori l’hanno accolta benissimo: “Alcuni, trovando una figura femminile e più sensibile, si sono aperti con me. Con i più grandi ho un bellissimo rapporto e un confronto continuo. Mi hanno aiutato anche nel gestire i più giovani: più si avanti e meno ragazzi disposti al sacrificio si trovano. Sono abituati ad avere tutto e subito”.

Il contrario di Arianna che, con determinazione, insegue il suo sogno: “Diventare una delle prime donne nel professionismo a svolgere il ruolo di preparatore atletico, magari in Serie A”. Come a Coverciano, ancora una volta tra le prime.

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