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Scommettereste sull’IDROGENO, in questo momento? Loro lo stanno facendo.

È una scommessa verde, d’accordo, ma è proprio come va di moda adesso. E infatti proprio in questa fase , in questo ciclo economico depreso scopriamo che è possibile, dopo aver sognato l’epopea con l’oro, il rame, i metalli preziosi, la borsa, gli strani BITCOINcriptovaluta che oggi vale 13.682,05 euro cadauna!.

Immaginare che anche con il primo elemento chimico della tavola periodica e il più leggero di tutti, si possano fare profitti, è un azzardo ma qualcuno sta già pensando a colossali investimenti necessari a idrogenare il nostro pianeta. 


Trevor Milton era uno di questi visionari, patron milionario della azienda Nikola che produceva camion alimentati ad idrogeno ma di recente rimasto sotto il tracollo del titolo in borsa usa perché la Giustizia americana lo ha pizzicato a fare frodi sul titolo.

Un altro, visionario anch’egli, è Elon Reeve Musk, sudafricano-americano che vuole cambiare il mondo e l’umanità tramite starlink, una costellazione di satelliti prodotta e gestita da SpaceX, ma prima di arrivare all’ idrogeno, vuole fornire internet ad alta velocità e bassa latenza a tutto il pianeta.
C’è poi in giro tale Marc Spieker manager finanziario della tedesca E-on che intervistato sul tema idrogeno, ha risposto così: “l’eccitazione in giro è tanta, ma gli elementi base per il decollo non ci sono”.

Di eccitazione ed euforia in giro, talvolta neppure ben giustificata, ne abbiamo parlato in un recente articolo, ricorderete.

Vediamo che succede in patria, da noi, quando ci si accosta all’argomento H2.

La più grande di tutti i concorrenti – sempre del campo energetico – è la nostra multinazionale Eni che ha presentato i suoi target per la de-carbonizzazione ma non ha parlato in modo specifico di idrogeno, se non per quanto riguarda i progetti nella cattura e stoccaggio della CO2 da realizzare a Ravenna e nel Mare del Nord.

Enel potrebbe fornire qualche indicazione più precisa il 24 novembre, durante la presentazione del piano industriale, stiamo a vedere.

Snam è stata quella più circostanziata, ma si è comunque limitata a dire che ci saranno investimenti aggiuntivi per adeguare la rete del trasporto del gas all’idrogeno.

Tenaris presentando i dati del suo terzo trimestre, ha parlato di generica opportunità di medio-lungo periodo.

Eppure qualcosa si muove:  la banca britannica Barclays, prima tra tutte ad aver avuto una capo donna , afferma che tra dieci anni la domanda sarà circa 130 milioni di tonnellate, il doppio rispetto al 2020.

E questo già basta e spingere molti visionari a voler investire in borsa Borsa quando – ovviamente-  arriverà qualcosa di contendibile, un combustibile pulito ed basso costo in grado di far dimenticare petrolio e carbone: l’idrogeno verde, quello derivante dall’elettrolisi dell’acqua condotta con energia elettrica generata da fonti rinnovabili.

Questa tecnologia è oggi poco più che sperimentale: ci sono giusto due o tre impianti pilota sparsi per il mondo e quindi se vorrete capire quanto potrà andare lontano ‘idrogeno verde, dovete scoprirlo qui.


Perché verde o blu?

Perché quasi tutto l’idrogeno prodotto è grigio, derivando dal gas metano e quindi la sua volatilità è perdente: per ogni Tonnellata di idrogeno prodotta, ben 9 milioni di CO2 se ne vanno nell’atmosfera.
L’idrogeno blu, invece, è un passo in avanti rispetto a grigio, catturando l’anidride carbonica emessa negli impianti grici è più stabile ma è problematico stoccarlo, limitarlo , contenerlo.

Ci vorrebbero le tante caverne presenti nella crosta terrestre per stoccare il blu, ma agli impatti sull’ambiente chi ci pensa?

Una splendida utopia. Ecco cosa è in definitiva il sogno idrogeno verde, oggi, almeno fino a che non arriveranno copiosi sussidi ed incentivi, e i prossimi tre-cinque anni saranno cruciali per uno sviluppo del settore proprio per la discesa dei costi di produzione.

Gli accordi di Parigi 2030 sul clima saranno il driver forte per queste neo politiche green, e gli investimenti necessari sono stimati in non meno di 200 e 230 miliardi di dollari,  atti a produrre e soddisfare l’incremento della domanda innescato delle scelte energetiche che tutti ci aspettiamo per migliorare il mondo.

Certo, detta cosi sembra una favola ma nel 2030 l’idrogeno verde dovrebbe arrivare a valere poco più di un quarto del totale prodotto, il grigio il 44% e il  blu poco meno del 30%.

E’ un pensiero che vogliamo iniziare a farci, o no?