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Si è spento l’incantesimo della “magica”

Ora, per la “magica” la situazione si fa seria. La tifoseria giallorossa si stacca totalmente dalla società di James Pallotta. A forza di randellate ai sentimenti dei tifosi giallorossi, sottoforma di cessioni illustri dei calciatori più validi, dei beniamini, di mere plusvalenze finanziarie, di scelte solo economiche e non partecipate, la dirigenza americana della terza squadra più amata d’Italia ha prodotto l’irreparabile: sostenitori, indispettiti e inviperiti, di quello che fu il team dei Presidenti Viola e Sensi, si presentano coi forconi in mano sotto la sede dell’As Roma; e questa volta i contestatori non sono solo quelle solite frange aggressive e ostili per definizione, no, dentro c’è di tutto: illustri nomi dello spettacolo, della politica e della società che esprimono le loro delusioni per le scelte dei vertici del club del loro cuore.


Ma quali sono queste colpe vediamole insieme. Non bastasse il forzato addio a capitan Totti di due anni fa, forse ineluttabile ma gestito maldestramente, il benservito a sorpresa alle colonne del centrocampo Naingollan e Strootman lo scorso anno, ecco che anche un altro romano doc dovrà lasciare la Roma. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata proprio la recente comunicazione del mancato rinnovo del contratto al “senatore” Daniele De Rossi, ultima bandiera di una Roma che fu, capitano ad honorem ed erede del mai dimenticato capitano Francesco Totti.


Dietro a questa scelta, l’esigenza di rinnovare il parco giocatori, ma anche di prendere una distanza dai più alti stipendi che la società quotata in borsa si trova ogni anno a dover onorare. Ricordiamo che la squadra capitolina risulta la seconda per monte ingaggi dei giocatori, come dire che, nonostante le poche o scarse vittorie di questi ultimi anni sulla sponda giallorossa, i calciatori che approdano alla Roma vengono comunque molto ben retribuiti: una legge di mercato (una furberia dei procuratori, diciamo noi) alla faccia delle più elementari regole del valore e dei risultati.


Detto ciò, a nulla è valsa la profferta del non più giovane Daniele di giocare e proseguire la prossima stagione con la maglia giallorossa, l’unica per il suo cuore, alla piccola cifra di 100.000 euro a gara! Sapendo egli di poterne garantire al massimo livello non più di 10 o 12 nell’arco dell’intera stagione, la cifra che ballava tra il ragazzo di Ostia e la strana società a “dirigenza diffusa” era pari a 1milione di euro o poco più. Un ingaggio percepito da giocatori non solo che non hanno un passato come quello dell’ex “capitan futuro”, ma che anche attualmente non lo eguagliano in bravura e rendimento. L’accordo non è stato raggiunto, De Rossi ha salutato in via preventiva il pubblico con una straziante conferenza stampa, rimandando i saluti sul campo all’ultima partita di questo campionato, Roma – Parma del 26 maggio prossimo.


Remake, questo, di un film già visto solo due anni fa: 28 maggio 2017, stadio Olimpico, Roma – Genoa, ultima di campionato e ultima gara del “pupone”, al secolo Francesco Totti, record di fazzoletti scottex venduti per asciugare le lacrime di vecchi, bambini e deboli di cuore. Allora fu anche record di biglietti venduti, cosi come sarà per la prossima gara che vedrà il saluto di De Rossi alla sua città, a Roma. In molti scommettono che proseguirà negli States, complice il fatto che la giovane e bella moglie Felderbaum ha contatti di lavoro con la megalopoli di Los Angeles. D’altronde, certamente nessuno potrebbe immaginare con un’altra maglia italiana l’ex campione del mondo di Berlino con gli azzurri di Lippi, tra i migliori centrocampisti nazionali ed internazionali per anni, vanto della tifoseria giallorossa, quindi Daniele De Rossi non resterà in Italia.


Vista la reiterazione, come cioè sbarazzarsi in fretta e male prima di Totti e poi De Rossi, eterne icone giallorosse, ci viene da pensare che sia tutto scientificamente studiato: tracciare la parola fine con il passato, i sentimentalismi e proseguire più spediti nella gestione tutta finanza e business che si addice ad una Spa, alla faccia della passione e in barba ai sentimenti del popolo giallorosso.


Ma proprio i proponenti di questo incubo, mala gestione e mala comunicazione della “pratica De Rossi”, non hanno fatto i conti con i tifosi. Ed ecco che, in meno di 24 ore, radio web e cellulari convocano un sit-it sotto i nuovi uffici della As Roma, all’Eur. Migliaia di supporter di ogni risma si radunano – aggressivi – con cori, striscioni e insulti rivolti alla dirigenza, peraltro assente in quel venerdì 17 maggio.


Una data che sarà ricordata nella storia delle sofferenze giallorosse. L’intento quale era? La protesta, tout cour? No, non solo. Grazie alle tecnologie di oggi video, filmati e commenti vengono impacchettati nudi e crudi e spediti in tempo reale ai responsabili di tale affronto: Mr. Baldini in quel di Londra, il superconsulente, e Mr. James Pallotta in quel di Boston, la città dove risiede il presidente.


“Asroma per noi magica legenda, per gli infami azienda”

Una selva di commenti e parolacce in italiano e inglese arrivano in un attimo sulla pagina del sito internet del ristorante delle sorelle di Pallotta, sempre a Boston, costretto a chiudere momentaneamente per non rovinare la visibilità per i clienti Usa ignari di quel che accade oltreoceano a Roma, zona Eur. Stessa sorte tocca al sito web della squadra di basket professionistico americano Boston Celtics, di cui Pallotta è presidente con altri americani.


Insomma, una tempesta di fuoco per manifestare che la misura dei tifosi è colma, anzi è stata abusata!  
Poco vale riflettere sul fatto che questi stessi arrabbiatissimi tifosi, delusi da annate di chiacchiere e promesse, offesi da siffatta gestione economica senza cuore e senza testa, siano poi primi, ogni anno, a rinnovare l’abbonamento per la loro “magica”.
Fatto salvo che la fede non si tocca e non si discute, il nostro messaggio è: coerenza ragazzi! Ci vuole coerenza, se si aspira ad essere compresi, creduti ed efficaci. Cosi la pensiamo noi. Protestare a buon diritto e poi acquistare, per primi, gli abbonamenti della stagione, beh non è proprio sinonimo di coerenza.