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Rivoluzione verde e transizione ecologica, le misure del Recovery Plan

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La missione fondamentale uscita dall’obiettivo di programma “Transizione Energetica e Mobilità Sostenibile” è stata definita “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.

Già questo dice molto se non tutto del programma che l’Italia si accinge ad intraprendere per rivoluzionare (o provare a) i nostri vecchi asset.

Si dichiarano circa 9,40 miliardi di euro di investimenti dedicati ai trasporti puliti e un altro miliardo di euro riservato agli investimenti in batterie per i diversi settori, tra cui i trasporti elettrici

Tutti i principali progetti per i trasporti prevedono la transizione energetica, anche verso l’idrogeno, termine affascinante che prende piede sempre più nelle nostre conversazioni.

Rivoluzione verde e transizione ecologica, il progetto

Ecco come si è pensato di far atterrare questi progetti:

Rivoluzione verde e transizione ecologica, le parole del ministro Cingolani

L’idrogeno avrà dunque un ruolo di primo piano, visto il quasi contestuale stop al carbone il prima possibile.

Le rinnovabili saranno incrementate oltre il 70% del fabbisogno di elettricità entro i prossimi 10 anni, compresa la necessità di produrre idrogeno. Sarà dato via libera al gas naturale come ‘ponte’ della transizione e non si darà seguito ai termovalorizzatori per il trattamento dei rifiuti.

È proprio il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani a spiegare che “non possiamo perdere il treno dell’idrogeno, e infatti destineremo 3,4 miliardi del PNRR alla ricerca in questo settore. Ma oggi non siamo pronti: se degli extraterrestri sbarcassero sulla Terra con tutto l’idrogeno dell’Universo, non sapremmo cosa farcene, come stoccarlo, come trasportarlo, come utilizzarlo. E comunque per produrre idrogeno, cioè per estrarlo dall’acqua, ci vuole energia: sarebbe paradossale usare i combustibili fossili. Anche per questo è cruciale accelerare sulle rinnovabili”.

Idrogeno, i diversi tipi

Questo perché tutte le molecole di idrogeno sono uguali fra loro, ma ciascuna ha un impatto diverso sull’ambiente: per questo assumono colori diversi: grigio, blu, verde. E le differenze sono proprio nel modo di produrle: purtroppo, ad oggi il 95% dell’idrogeno prodotto nel mondo è di colore grigio, cioè prodotto utilizzando fonti fossili, per esempio il gas naturale.

L’idrogeno blu deriva dal gas naturale, e solo se legato alla cattura di Co2 si può generare idrogeno, senza emissioni dannose per il clima. 

Infine l’idrogeno verde viene generato sfruttando l’elettricità prodotta da impianti ad energia solare, eolica o altre fonti rinnovabili. Necessarie celle elettrolitiche che producono idrogeno e ossigeno a partire dall’acqua. In questo modo non si emette CO2. 

Ora che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato approvato a larga maggioranza dal Parlamento, vedremo cosa ne pensa la Ue, mai troppo tenera con i nostri conti e forse spesso gelosa della nostra capacità di…pianificare all’ultimo minuto.

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