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PNRR, MUR: l’impatto della conoscenza grazie a un nuovo modo di fare ricerca e innovazione

Oltre 4,3 miliardi di euro assegnati con procedure competitive in soli sei mesi per far nascere 5 Centri Nazionali per la ricerca in filiera, 11 Ecosistemi dell’innovazione a livello territoriale e per creare o rafforzare 49 Infrastrutture di ricerca e tecnologiche di innovazione.

Sono alcuni degli obiettivi di competenza del Ministero dell’università e della ricerca previsti, e raggiunti, nell’ambito della Componente “Dalla ricerca al business” della Missione “Istruzione e Ricerca” del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Li ha presentati il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, oggi nel corso di una conferenza stampa presso la sede dell’Associazione Stampa Estera.

«Stiamo dando un volto nuovo al sistema della formazione e della ricerca in Italia » ha detto il ministro Messa. «Gli investimenti sono di certo importanti, ma altrettanto lo sono riforme e semplificazioni che ci hanno consentito di abbattere rigidità e paletti che per anni hanno dato l’immagine di un Paese poco aperto e poco pronto a condividere novità e innovazione. Oggi, invece, il sistema italiano è pronto ad accogliere nuove figure e competenze, anche dall’estero, oltre che gli investimenti ulteriori per la ricerca che dovessero arrivare. Università, istituzioni dell’alta formazione artistica, enti di ricerca, enti e istituzioni pubbliche e private, imprese hanno lavorato insieme, forse come mai prima avevano fatto, presentando progetti di altissima qualità tecnico-scientifica riconosciuta dagli esperti stranieri che li hanno valutati: le soluzioni ai tanti problemi complessi di oggi e di domani dipenderanno dalla capacità di inventare, collaborare, trasformare e innovare».

«Abbiamo creato le basi – ha aggiunto il ministro – grazie anche a riforme e semplificazioni, per un nuovo sistema di collaborazione in grado di creare filiere di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico per l’Italia del futuro. Abbiamo dimostrato che anche qui, in soli sei mesi, si possono assegnare risorse per miliardi di euro in modo competitivo, trasparente ed efficiente. Ci sono davvero grandi spazi per la creatività e le competenze di giovani ricercatrici e ricercatori, per sperimentare scambi tra pubblico e privato, per stimolare la nascita di startup e spinoff».22

CENTRI NAZIONALI

I 5 Centri nazionali – grazie a un investimento complessivo di 1,6 miliardi di euro – sono aggregazioni di università, di enti e organismi pubblici e privati di ricerca, di imprese presenti e distribuite sull’intero territorio nazionale e sono organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli Spoke quelle di ricerca.

Queste reti di ricerca – ognuna finanziata con circa 320 milioni di euro – sono dedicate a cinque aree individuate come strategiche per lo sviluppo del Paese: Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; Agritech; Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; Mobilità sostenibile; Biodiversità.

Sono, complessivamente, 55 le università italiane e le Scuole Superiori coinvolte, molte impegnate in più Centri con professori, ricercatori, dottorandi di diversi dipartimenti. Lo stesso vale per gli enti pubblici di ricerca e altri organismi di ricerca pubblici o privati24 in tutto, che mettono in rete i diversi istituti presenti in tutta Italia, e per alcune imprese (65 in tutto quelle partecipanti ai 5 Centri).

In tutto, i partecipanti ai Centri sono 144.

Gli investimenti serviranno per assumere ricercatori e personale da dedicare alla ricerca (di cui almeno il 40% donne), per creare e rinnovare le infrastrutture e i laboratori di ricerca, per realizzare e sviluppare programmi e attività di ricerca dedicati alle cinque tematiche, per favorire la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali a più elevato contenuto tecnologico come start-up e spin off da ricerca, per valorizzarne i risultati.

Tutti i dettagli sono nelle singole schede allegate.

ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE TERRITORIALI

Gli 11 Ecosistemi – grazie a un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro – sono reti di università statali e non statali, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti, e intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento, regionale o sovraregionale, promuovendo e rafforzando la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali.

Anche gli Ecosistemi sono organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli Spoke quelle di ricerca.

Sono, complessivamente, 60 le università italiane, le istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e le Scuole Superiori coinvolte, alcune impegnate in più Ecosistemi con professori, ricercatori, dottorandi di diversi dipartimenti. Lo stesso vale per gli enti pubblici e gli enti pubblici di ricerca, 29 in tutto, che mettono in rete i diversi istituti presenti in tutta Italia, e per alcune imprese (133 in tutto quelle partecipanti agli 11 Ecosistemi). In tutto i partecipanti agli Ecosistemi sono 222.

Hanno l’obiettivo di agevolare il trasferimento tecnologico e accelerare la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale e di impatto sociale sul territorio. Le risorse a disposizione finanziano attività di ricerca applicata, di formazione per ridurre il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle offerte dalle università, la valorizzazione dei risultati della ricerca con il loro trasferimento all’impresa, il supporto alla nascita e sviluppo di start-up e spin off da ricerca, promuovendo le attività e i servizi di incubazione e di fondi venture capital.

Tutti i dettagli sono nelle singole schede allegate.

INFRASTRUTTURE DI RICERCA E DI INNOVAZIONE TECNOLOGICHE

Le Infrastrutture di ricerca – grazie a un investimento complessivo di 1,08 miliardi di euro – sono gli impianti, le risorse e i relativi servizi utilizzati dalla comunità scientifica per compiere ricerche nei rispettivi settori. Comprendono gli impianti o i complessi di strumenti scientifici, le risorse basate sulla conoscenza quali collezioni, archivi o informazioni scientifiche strutturate e le infrastrutture basate sulle tecnologie abilitanti dell’informazione e della comunicazione, il materiale informatico, il software, gli strumenti di comunicazione e ogni altro mezzo necessario per condurre la ricerca.

Sono 9 gli enti di ricerca e le università italiane che hanno proposto i 24 progetti di potenziamento/creazione o networking di Infrastrutture di Ricerca e che verranno finanziati per un totale di 931 milioni di euro. Con le risorse residue, come indicato anche nel bando, potranno essere sostenute ulteriori proposte.

Le Infrastrutture tecnologiche di innovazione – grazie a un investimento complessivo di 500 milioni di euro – sono strutture, attrezzature, capacità e servizi per sviluppare, testare e potenziare la tecnologia per avanzare dalla convalida in un laboratorio fino a livelli di preparazione tecnologica più elevati prima dell’ingresso del mercato competitivo.

Operano in settori produttivi e ambiti territoriali definiti dalla comunità di sviluppo e innovazione, principalmente piccole e medie imprese o filiere tecnologiche produttive, che le utilizzano per sviluppare e integrare tecnologie innovative verso la commercializzazione di nuovi prodotti, processi e servizi.

Sono 16 gli enti di ricerca e le università italiane che hanno proposto i 25 progetti che verranno finanziati complessivamente con poco più di 333 milioni. Anche in questo caso, con le risorse residue potranno essere sostenute ulteriori proposte.